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Culture

Modest fashion. Moda islamica?

 

di Cristina Rovere

La moda che si ispira agli abiti comuni delle donne musulmane (ma anche degli uomini) è in costante espansione. Dolce e Gabbana, Gucci, H&M, Zara… alla rincorsa di un mercato che nel 2014 ha movimento più di 300 miliardi di dollari. 

Se su youtube inserite la parola hijab, “velo”, vi si aprirà un mondo di tutorial che insegnano come indossare il velo nelle più disparate maniere. Sono video magnetici che spesso durano vari minuti, perché il velo può essere composto da un unico pezzo, o da due o tre parti sovrapposte per dare vita a complicate architetture.

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Nel 2014 i veli e il modest fashion, cioè la “moda modesta”, la moda per le donne musulmane, con abiti che scivolano sul corpo, che non esaltano le forme, ma che sono al contempo colorati e alla moda, hanno movimentato un giro di affari di 300 miliardi di dollari. Motore di questo impero economico è senza dubbio il web. Sono infatti numerose le blogger che scrivono di moda islamica, come l’americana Summer Albarsha, che ha creato l’hastag hipsterhijabist per taggare le foto dei sui outfit, o la malese Noor Neelofa Mohd, conosciuta semplicemente come Neelofa, che è anche il nome dell’azienda a cui ha dato vita per produrre e vendere on-line veli e accessori nel sud est asiatico. Neelofa è seguita da più di due milioni di persone su facebook, da un milione e mezzo su twitter e, grazie a questa popolarità, ha visto diventare la sua azienda una delle più importanti nel settore dopo solo un anno di attività.

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Nel luglio 2015 si è tenuto a Torino il Global Islamic Economic Summit, in cui una giornata di lavori è stata dedicata al modest fashion, fatto che non deve stupire perché diverse case di moda internazionali si sono inserite in questo settore. Lo scorso anno, durante in mese di Ramadan, marchi come Tommy Hilfinger, DKNY, Zara hanno proposto abiti “modest” dedicati alle donne musulmane, mentre il colosso svedese H&M ha lanciato uno spot in cui la modella inglese Mariah Idrissi compariva con velo e piercing al naso.

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Anche Dolce e Gabbana hanno lanciato una collezione di abaya (un camice solitamente nero e lungo fino ai piedi), mentre un’azienda italiana ha prodotto uno smalto per unghie permeabile all’acqua, così da permettere una completa pulizia delle mani durante il wudu, l’abluzione rituale che va fatta prima di accingersi alla preghiera: il modest fashion è anche cosmesi.

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Gli uomini sono anch’essi interessati da questo fenomeno.

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L’Islamic Fashion and Design Council, organo nato per promuovere la moda islamica con sede anche a Milano, dedica una sezione del suo sito al modest man, dispensando consigli su come portare la barba, o su come le lunghe camicie di stile pakistano siano un capo da avere assolutamente nell’armadio. Senza contare che ormai da molti anni, soprattutto nei paesi del Golfo, è piuttosto frequente vedere uomini vestiti con lunghe tuniche bianche e con ai piedi i tradizionali sandali – chiamati naal – con la caratteristica suola rossa di Louboutin o il logo di Gucci.

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