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Arte e storia Territorio e urbanistica

Arte e Natura

Il binomio a cui allude il titolo di questa dissertazione potrebbe essere sviscerato in plurime direzioni: potremmo divertirci ad individuare dipinti e sculture ispirate al mondo naturale, addentrarci nei significati iconografici che la flora e la fauna assunsero nella pittura del Rinascimento, spingerci a parlare di land art o interrogarci sull’uso che hanno fatto degli animali artisti quali Tim Delvoye o Damien Hirst (famosi il primo per aver tatuato svariati maiali ed il secondo per aver fissato in formaldeide altrettanti animali, tra cui il celeberrimo “squalo da 12 milioni di dollari”)…

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Cercheremo invece di cogliere nella stessa natura una sua intrinseca componente artistica e di scoprire come alle soglie del terzo millennio vengano concepiti e progettati nuovi giardini.

Mario Merz, Che fare

In un epoca di saturazione edilizia, in cui trovare nuovi spazi da adibire al verde implicherebbe demolire costruzioni pre-esistenti (in alcuni casi ciò non costituirebbe assolutamente una perdita, beninteso!) se il “verde” -pubblico o privato che sia- non può espandersi in orizzontale, che fare?

In principio fu il giardino all’italiana e alla francese, giunse quindi quello all’inglese, la rivoluzione industriale ci costrinse in moduli abitativi dove l’unico giardino in cui potessimo sperare era quello “pubblico” (o al massimo quello “zen”) ed ora…? Ora la parola d’ordine è VERTICALE!

Grazie ad un’illuminata idea del botanico francese Patrick Blanc da alcuni anni si diffondono, per la gioia dei nostri occhi e dei nostri polmoni, veri e propri muri di rigogliosa vegetazione.

Ma cosa si intende per “giardino verticale”

Trattasi di una superficie, verticale appunto, che ospita specifiche piante fatte radicare tra due strati di materiale fibroso fissati alla parete.Tra i due strati trova spazio anche l’impianto di irrigazione che garantisce l’approvvigionamento idrico necessario.

Le dimensioni di tali interventi sono le più disparate ed i vantaggi a dir poco notevoli:
– miglioramento dell’isolamento termico degli edifici (le pareti verdi assorbono i raggi solari e le sottostanti superfici non sono sottoposte ad irraggiamento diretto);
– riduzione delle polveri sottili (PM10);
– depurazione dell’aria attraverso l’assorbimento dell’anidride carbonica e la produzione di ossigeno;
– abbattimento acustico e riduzione del riverbero sonoro (assorbito dalla massa vegetale);
– ostacolo alla possibile diffusione del fuoco in caso di incendio;
– forte impatto estetico e possibilità di riqualificare ampie zone urbane.

Alcune tra le più celebri realizzazioni di Blanc hanno coinvolto musei e centri d’arte contemporanea quali la Città della Scienza e dell’industria di Parigi (1986), la Fondazione Cartier di Parigi (1998), l’Acquario di Genova (2000), il Museo di Quai Branly a Parigi (2004, in collaborazione con Jean Nouvel), il Caixa Forum di Madrid (2007, in collaborazione con il celeberrimo studio di architettura Herzog & de Meuron), il Museo di Storia naturale di Tolosa (2008), nonché alberghi, ambasciate, piazze, mercati, centri commerciali…

Parigi, Fondazione CartierParigi, Museo di Quay Branly Parigi, Museo di Quay Branly Parigi, Museo di Quay BranlyParigi, Oasis d’AboukirParigi, Pershing Hall HotelAvignon, La Halle (mercato)Aix en Provence, Pont Max JuvenalMadrid, Caixa Forum (centro culturale)Madrid, Caixa Forum (centro culturale)Milano, Caffè TrussardiRozzano (MI),  Il Fiordaliso (centro commerciale)

Sorprendentemente il guinness dei primati per il più esteso giardino verticale va all’Italia e non con all’arcinoto progetto milanese “Bosco verticale” dell’architetto Stefano Boeri (questa primavera fiorito per la prima volta), ma alla facciata del centro commerciale “Il Fiordaliso” di  Rozzano (MI), progettato dall’architetto Francesco Bollani: un polmone verde di 1263 mq che impiega 44mila piante di 200 specie diverse!

Se pensate che la tendenza sia destinata a scemare con l’esaurirsi della sua carica innovativa vi sbagliate di grosso, dal giardino verticale si sta passando addirittura alla progettazione dell’orto verticale (anche noto come “vertical farm”) il cui pioniere è stato il microbiologo Dickson Despommier della Columbia University.

Fate spazio su tettoie, davanzali e balconi; l’era del consumo “a metro zero” sta per iniziare e si preannunciano “la lattuga del dirimpettaio”, “i pomodori del primo piano” e “le zucchine del vicino di casa”!

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